TURIN BRAKES, un live ecosostenibile – INTERVISTA ESCLUSIVA

Turin Brakes
ph. Vincenzo Turello
di Roberta Perduca

Al Cap 10100 di Torino abbiamo assistito alla prima data del Tour italiano dei Turin Brakes, band partita in sordina, 23 anni fa, dal Regno Unito, per poi arrivare in tutta Europa. Hanno presentato il loro ultimo album “Wide-Eyed Nowhere” uscito nel 2022.

Ad aprire il concerto il gruppo romano degli affezionatissimi Dog Byron, sempre presenti come opening act dei Turin Brakes con i quali hanno collaborato con il brano “Around” suonato in acustico.

Olly Knights (voce e chitarra), Gale Paridjanian (voce e chitarra), Rob Allum (batteria) e Ed Myer (basso) non ricercano nuove tendenze e la loro forza è che continuano a mantenere saldo il loro stile folk rock con richiami blues, slide e chitarre incisive.

La vocalità di Olly si è affinata nel tempo, armonica e modulata su toni alti e bassi molto melodici.

Il pubblico ha molto apprezzato le nuove canzoni ed è scaturito un connubio tra band e fan che è stata pura energia per più di due ore di show.

Dopo il concerto abbiamo incontrato i Turin Brakes per una breve intervista.

R: Ciao Olly! Benvenuti nuovamente a Torino! Qual è la vostra impressione della prima data del tour in Italia?

Olly: Ci aspettavamo fosse, anzi non avevamo idea di quanta gente sarebbe venuta o se fosse una data di successo perché in Inghilterra abbiamo fatto questa cosa folle chiamata “Brexit” che ha reso tutto incerto, almeno per noi musicisti in tour, perché ha complicato tutto, viaggiare è un problema e a noi musicisti non piacciono le complicazioni, non siamo fatti per questo e l’Europa per noi è casa nostra e ci si può muovere di paese in paese per lavorare e vivere.

Per qualche strana ragione il Regno Unito ha deciso di bloccare tutto ciò e noi siamo a favore dei “Remainers” (NDR Così chiamate le persone che nel Regno Unito hanno votato di rimanere in Europa), volevamo restare, ma sai noi inglesi siamo dei piantagrane… ma ci sentiamo europei e comunque tutto ciò ha reso molto incerto andare in tour in Europa.

Siamo stati in Germania, in Olanda ed ora siamo in Italia e finora ogni concerto è stato formidabile ed i nostri fan ci stanno dando energia e gioia che non sentivamo da anni e stasera di nuovo! Pensavamo che forse stasera qualcuno sarebbe venuto e dopo poche canzoni tutto è iniziato ad andare benissimo!

R: E’ stata incredibile l’energia che si è creata tra voi ed il pubblico!

O: Oh si anche per noi!

R: Dove sarete in tour dopo l’Italia?

O: Dopo l’Italia abbiamo un paio di concerti nel Regno Unito e poi dei Festival e credo siccome abbiamo in programma un nuovo show dove suoneremo il nostro secondo album (NDR Ether Song), verso la fine dell’anno e spero davvero di poter tornare anche qui!

R: Per concludere col discorso Brexit pensi che in Inghilterra si voterà di nuovo per tornare in Europa?

O: E’ quello che tutti noi ci auguriamo! Metà della gente che ha votato per uscire ora è pentita e vorrebbe rientrare, solo una piccola parte è ancora fermamente convinta di non rientrare e se si tornerà a votare sono sicuro che il paese voterà sì per rientrare, lo spero proprio! Incrociamo le dita!

R: Nel vostro ultimo album “Wide-Eyed Nowhere”, realizzato nel 2022, nei testi ci sono molti riferimenti ad elementi della natura come pioggia, terra, arcobaleno, sole, come le canzoni “Into the Sun” o “Rain and Hurricanes” ed ho ascoltato una frase che dice “Non voglio più vivere così”, immagino sia tutto riferito al cambiamento climatico che stiamo vivendo…

O: Si hai ragione, è proprio così. Tutti gli elementi della natura hanno sempre fatto parte delle canzoni dei Turin Brakes, anche se non volevamo, rientravano comunque nei testi con naturalezza, è divertente perché ci sono sempre fuochi, fiumi, pioggia. Conosci il regista russo Tarkovskij?

R: Si certo.

O: E’ stato un Maestro! Un vero Maestro! Usava gli elementi essenziali della natura della vita per esprimere tutte le sue emozioni ed ho sempre pensato che per i testi dei Turin Brakes è la stessa cosa. Parliamo della temperatura del mondo, cosa significa oggi, per l’umanità, la sensazione di esistere.

Quando abbiamo realizzato “Wide-Eyed Nowhere” prima del Covid, prima dei devastanti incendi in America, Australia, Francia, Grecia, ho pensato che tutto ciò era una metafora incredibile per quel che stava accadendo in generale nel mondo e non andava bene. La terra si stava riscaldando e prendeva fuoco, quindi abbiamo usato quelle immagini per parlare dell’argomento in maniera non troppo diretta perché se lo fai con troppa insistenza la gente smette di pensarci, non ci fa più attenzione, pensa sia troppo politico.

Quello che abbiamo sempre fatto è più personale, si può fare qualcosa di grande parlandone semplicemente.

R: Come vi siete sentiti a tornare a suonare sui palchi dal vivo dopo la pandemia? E’ stato un ritorno alla vita?

O: Lo è stato eccome! Molte delle nuove canzoni sono state scritte prima del Covid, non sapevamo ancora cosa fosse ma la cosa divertente è che sembravano scritte dopo la pandemia invece le avevamo scritte ben prima. Avevamo la sensazione che qualcosa di grave stesse arrivando, non sapevamo quanto grave ma c’era qualcosa di pericoloso in arrivo, di spaventoso ed è successo.

R: E’ una bella sensazione avere una carriera lunga come la vostra, siete qui da oltre ventidue anni…

O: Si da 23 anni! E’ molto bello! Abbiamo iniziato nel 1999 e qui in Italia nel 2001, siamo felici, tanto felici di sentirci ancora così.

Alcune persone che non conoscono la musica dei Turin Brakes ci dicono Hey ragazzi, dovreste avere più successo, essere più famosi!

All’inizio ci paragonavano ai Coldplay, ai Keen, ai Doves e tutte quelle band inglesi dell’epoca, ma anche se eravamo parte di quella scena musicale abbiamo sempre avuto il nostro stile, il nostro metodo, solo per noi ed è sempre lo stesso anche dopo 23 anni, come stasera, è molto vero, autentico, non sono le luci o la scenografia siamo noi a renderlo così reale.

R: Qual è il segreto per avere un’amicizia così longeva con i Dog Byron che da sempre aprono i vostri concerti?

O: Sono dei bravi cani, molto fedeli! (NDR Risate corali) E’ iniziato tutto in maniera innocente, avevamo bisogno di una band di supporto e loro erano là, sono molto affidabili, umili ed hanno molte buone qualità umane. Ci siamo incontrati a Roma, la loro città natale, sono delle bravissime persone. Ci hanno accompagnato anche nei nostri concerti in Europa, in Germania e in Olanda non solo in Italia, sono bravissimi dovunque.

R: Ultima domanda Olly, qual è l’artista che ti ha ispirato nella decisione di fare musica anche quando eri adolescente?
O: L’artista che mi ha ispirato a scrivere canzoni è stata Joni Mitchell, mi ha aiutato.

Quando l’ho ascoltata per la prima volta è stato ahhh…canzoni, voglio scrivere canzoni più che essere in una band e cantare e poi sai che pensavo di voler diventare un regista e lavorare coi film ed ho capito che per me le canzoni sono come dei film….dei film che sono nella testa delle persone e ho detto a me stesso ok posso fare dei film nella testa delle persone con la musica mi piace.

R: Grazie mille e spero che possiate tornare presto in Italia col nuovo Tour.

 

Ringraziamo i Turin Brakes per la disponibilità, Max dei Dog Byron e lo staff del Cap 10100.

La fotogallery del concerto e dell’intervista ai Turin Brakes è a cura di Vincenzo Turello.

Turin Brakes @ CAP 10100 - 20 aprile 2023